utilizzo della musica nel recupero della relazione madre-bambino

Talarico

( Relatore: Prof. ssa Piera Brustia )

La relazione fra una madre e suo figlio non comincia al momento della nascita: le sue basi si trovano infatti nei periodi pre e perinatale. Si prendono dunque in considerazione alcuni aspetti del legame precoce madre-bambino nelle sue tappe ritenute essenziali, ed un ipotetico ruolo del mezzo musicale in tale ambito relazionale.Si parte dal tentativo di comprendere cosa rappresenti il bambino nei differenti periodi che corrispondono ad altrettante tappe psicologiche fondamentali per la donna: prima della gravidanza, ovvero il desiderio di un figlio, la gravidanza, il parto e infine il puerperio.


Ognuno di questi momenti è caratterizzato da processi psicologici diversi, il cui svolgimento influenzerà le tappe successive così come è stato influenzato da quelle precedenti.Essere madre è la più “naturale” delle esperienze nella vita di una donna, ma al tempo stesso è un evento colmo di significati latenti, di conflitti, che rimanda al passato ma proietta indubitabilmente verso il futuro e che rappresenta un momento di crisi (nel senso evolutivo del termine) e di passaggio.E’ in questa prospettiva che si tenta di cogliere alcuni dei fattori che rischiano di mettere in pericolo la relazione agli albori e che potrebbero condurre alla perdita momentanea della stessa.Allo stesso modo si riflette sui possibili elementi ed interventi volti a ristabilire il legame, in particolare la musica, il cui eventuale utilizzo si basa su un modello di riferimento che la pone come strumento di relazione per i suoi aspetti espressivo e comunicativo.(Lecourt,E.,1980)La scelta materna non è libera da conflitti e comporta una riorganizzazione del mondo interiore della madre e la creazione di spazi mentali per accogliere il bambino. (cfr. Langer,M.,1951, Ferraro,F.,et al., 1985, Soifer,R.,1985, Brustia,P.,1996).Nell’analisi delle tappe della relazione ritenute fondamentali, dapprincipio si è voluto riflettere sull’origine del desiderio di maternità, partendo da alcuni contributi della letteratura psicoanalitica (Jones,E.,1927, Klein,M.,1928, Freud,S.,1931, Horney,K.,1933, Deutsch,H.,1945), che pur dandone diverse interpretazioni, lo ricollegano nella maggior parte dei casi ad esperienze che risalgono a fasi cruciali di sviluppo edipiche e pre-edipiche. In quest’ambito si è visto che il desiderio di essere madre è stato spesso identificato con l’istinto materno, e considerato quindi come una qualità innata, un dato psicobiologico di base, ma appare più completa la definizione di “sentimento materno”, poiché essa comprende anche l’ambivalenza propria dei sentimenti umani (Ferraro,F.,et al.,1985).Se è vero che il percorso che porta ad essere madre riconduce ad esperienze infantili (ibidem), e che quasi nessuno ricorda la propria infanzia come un periodo di assoluta ed incondizionata felicità (Brazelton,T.B., Cramer,B.,1991), appare sensato affermare che anche la maternità desiderata sia caratterizzata da conflitti e angosce. A queste ultime si rivolge particolare interesse: esse sono numerose e di diversa natura e generalmente si manifestano di pari passo coi mutamenti corporei che avvengono in gravidanza (cfr. Soifer,R.,1985).Quest’ultima è considerata come un periodo di preparazione psicologica all’evento della nascita, profondamente legata all’evoluzione fisica.Al fine di superare angosce e sentimenti ambivalenti, la futura madre mobilita molte difese. Si comincia a idealizzare il piccolo: il lavoro effettuato per superare le forze negative intensifica i desideri positivi e le ambizioni riguardo al bambino. (Brazelton,T.B.,Cramer,B.,1991)Prende così il via il processo di creazione del bambino immaginario, nato dai desideri e dalle proiezioni, la cui immagine dovrà poi combaciare con quella reale dopo la nascita.La difficoltà a far collimare le due immagini (difficilmente il neonato sarà come quello fantasticato), è vista come una possibile causa di perdita temporanea della relazione. (Ibidem,Schaffer,H.R.,1977, Bowlby,J.,1983)Un caso in cui la discrepanza tra fantasia e realtà sembra essere più evidente è quello del parto prematuro, in cui tra gli ulteriori fattori che causerebbero la momentanea recisione del legame emergono l’isolamento del bambino e il senso di colpa della madre. (Soifer,R.,1985, Brazelton,T.B.,Cramer,B.,1991)Riflettendo sulle condizioni peri e post-natali che favorirebbero o ostacolerebbero la relazione, si pone inoltre l’accento sull’influenza dell’ambiente sociale che circonda mamma e figlio, sulle possibili conseguenze psicologiche della separazione anatomica al momento del parto, sull’eventualità di una depressione puerperale e sullo svolgimento dell’allattamento.Così come si ipotizzano un vissuto o un’effettiva condizione di perdita del legame, si pensa a come poterlo ristabilire, ovvero favorire le condizioni per il recupero della relazione.E’ in questa prospettiva che si ritiene di poter inserire l’utilizzo della musica: dall’analisi di alcuni contributi emerge infatti che essa costituisce un mediatore che possiede un potere affettivo tutto particolare legato alla precocità dello sviluppo uditivo rispetto agli altri sensi (Lecourt,E.,1980).Il mezzo musicale si rivelerebbe adeguato per relazionarsi con un neonato, che è in grado di percepire i suoni già durante la vita intrauterina: sia quelli provenienti dal corpo della madre, come il battito del suo cuore, sia le stimolazioni sonore esterne. (cfr. Eisenberg,1976, in Delalande,F.,1982, Tomatis,A.,1983, Brazelton,T.B.,1991).Secondo alcuni autori (Delalande,F.,Dumaurier,E.,1982) si tende a dare poca importanza agli strumenti di comunicazione sonori nello stadio preverbale, ma si pensi, ad esempio, a come il neonato è in grado di distinguere la voce di sua madre tra altri suoni, di riconoscerne il suono come familiare (cfr. L’effetto Brazelton, in Cramer,B.,2000).Il precoce sviluppo della funzione uditiva (l’apparato uditivo comincia a svilupparsi già all’ottava settimana di gestazione e al quinto mese ha raggiunto maturazione completa, cfr.Uziel,1992, in Wolff,L.,1999), può dunque essere interpretato come fattore che favorisce la comunicazione (Lecourt,E.,1980, Tomatis,A.,1983).Vi sono anche studi recenti che mostrano che il bambino appena nato riconosce delle melodie ascoltate ripetutamente dalla madre durante la gravidanza (esperimenti noti sotto il nome di Esperienza di Feijoo sul tema Pierino e il lupo di Prokofief, cfr. Wolff,L.,1999).L’apporto che la musica può dare alla relazione madre-bambino è da intendersi in misura variabile: può trattarsi delle sue virtù da alcuni ritenute calmanti per addormentare il piccolo (Wolff,L.,1999), o della sua funzione di strumento di comunicazione (Rousseau,H.,1993).Ciò che appare importante, in ogni caso, non è l’uso di uno strumento, come la musica, piuttosto che un altro, ma il fatto che si pensi ad interventi che prestino attenzione all’ambito relazionale.

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31 Décembre 2005